Per noi la felicità è un insieme bilanciato di benessere e consapevolezza: il benessere senza consapevolezza può essere edonismo, la consapevolezza senza benessere, egoismo. Esistono due tipi di consapevolezza e tenerli in equilibrio è il segreto.
Si può vivere in un’idea di benessere poco consapevole, magari confondendo il piacere, il lusso, il potere con la felicità e quindi vivere in un bene-stare, piuttosto che nel benessere, che ha magari effetti nocivi a lungo termine sulla salute, sulle relazioni e sull’ambiente. Viceversa si può pensare di essere consapevoli, chiudendosi nell’idea di “verità” o di “avere ragione”, in rigidi pensieri, in solitudine e non vivere nella pienezza del benessere.
Benessere senza consapevolezza può generare edonismo, consapevolezza (presunta) senza benessere possono gettarci nell’egoismo. Sappiamo che la felicità è una competenza che si può allenare, come riportano teorie e modelli di scienza della felicità, e proponiamo pratiche per coltivare il proprio benessere quotidiano.
E sulla consapevolezza, cosa si può fare?
Fortunatamente sulla consapevolezza si può lavorare: comprendere meglio se stessi, migliorare le proprie capacità di attenzione, lavorare sugli stati di coscienza e sul pensiero; praticare meditazione, mindfulness e immaginazione.
Cosa non è la Consapevolezza
Prima di iniziare, però, è necessario comprendere cosa si intenda con “consapevolezza”. L’etimologia del termine ci porta a pensare che la consapevolezza sia qualcosa che ha a che fare col “sapere”: dal latino “cum+sapere”. Ma di fatto non basta sapere qualcosa, per esserne consapevoli, o quantomeno non basta sapere in senso logico-razionale: ci vuole un sapere diverso.
La consapevolezza non è legata alla conoscenza acquisita e non è nemmeno legata all’esperienza. Anzi, alcuni studi tendono a dimostrare che più sappiamo e maggiore esperienza abbiamo in un campo, maggiore potrebbe essere il peso dei nostri bias e quindi minore la consapevolezza (Personnel Psychology – 2007).
Consapevolezza: un duplice sguardo cosciente
In un recente articolo su Harvard Business Review, troviamo che la consapevolezza viene considerata come un duplice sguardo cosciente, uno rivolto verso se stessi e l’altro verso la percezione che gli altri hanno di noi:
La linea di fondo è che l’autoconsapevolezza non è una verità. È un delicato equilibrio di due punti di vista distinti, anche in competizione.
Una capacità di attenzione cosciente, quindi, non solo a se stessi ed al proprio mondo interiore, ma anche una capacità empatica, di saper discernere l’immagine che lasciamo di noi, attraverso le azioni e le relazioni che costruiamo. Uno sguardo verso l’interno ed uno verso l’esterno, insomma, in equilibrio.

Come aumentare la Consapevolezza
Si potrebbe cadere facilmente nella trappola di pensare che le persone più introspettive, più attente al proprio mondo interiore, meditative e riflessive, siano di natura più consapevoli, ma non è così: come dicevamo, è una questione di un balancing tra sguardo interno ed esterno.
Di certo, però, la meditazione, le pratiche di attenzione, metacognizione e coscienza attiva, permettono di aumentare la consapevolezza interiore, che qui chiamiamo “self-awareness”.
Per quella che è la nostra esperienza, a cavallo tra le tradizioni sapienziali antiche e la ricerca scientifica, un lavoro sulla consapevolezza dei propri stati interiori, emozionalie di coscienza, si può fare usando gli strumenti della filosofia, del pensiero e della meditazione, come:
- imparare a focalizzare l’attenzione
Strumento cardine di ogni processo della coscienza, l’attenzione permette l’accesso delle informazioni, dà l’inizio e gestisce ogni processo di pensiero. Imparare a gestire l’attenzione, significa imparare a comprendere quali sono i dati in ingresso nella coscienza, cosa la forma e cosa essa produce. - le domande potenti
Che permettono il processo della riflessione, utile per riscoprire i contenuti del pensiero e della conoscenza già acquisita ed utilizzata per pensare, decidere ed agire. Le domande permettono di attivare processi di cognizione e metacognizione. L’attitudine alle domande, sviluppa anche il focus dell’attenzione, migliorando la metacognizione.
Vista la qualità “doppia” della consapevolezza, è necessario considerare il potere delle domande rivolto anche all’esterno, ovvero nella raccolta di feedback, nell’apertura all’ascolto delle idee e delle visioni altrui. - conoscenza dei propri valori, scopo e punti di forza
Una buona conoscenza di sé, interiore, non può prescindere dalla conoscenza di valori, scopo e punti di forza. I valori sono come dei punti fermi nel nostro modo di vivere e di scegliere, partecipano al processo decisionale ed alla nostra percezione di benessere. Lo scopo, compreso e/o realizzato, ci aiuta a dare senso al nostro vivere, aumentando anche engagement, senso di partecipazione e gioia. I punti di forza ci permettono di mettere in atto non solo delle vie di preferenza per “agire”, aumentando la self-efficacy, ma ci danno anche senso di centratura, flusso e realizzazione. - saper usare il pensiero in ogni sua forma
Dal pensiero critico, a quello divergente, passando per le skills di problem solving e problem setting. Saper usare il pensiero e non esserne rapiti è una delle facoltà in assoluto più importanti, votata anche dal World Economic Forum tra le principali nella Top10 delle skills fino al 2025, al fine di gestire al meglio le nostre facoltà ed energie mentali, rendendoci capaci di maggiore consapevolezza interna ed aprendoci maggiormente ai punti di vista altrui.

#filosofia #pensiero #attenzione #scopo #sensodivita #valori #equilibrio #meditazione #immaginazione