Dopo anni di studi e ricerche, abbiamo messo al punto il nostro modello, che contiene gli aspetti più importanti delle teorie e delle pratiche di felicità e che utilizziamo come fondamento del nostro lavoro: nella ricerca, nella costruzione di attività e nei processi.
Il modello porta un nome per noi molto importante: HEART. Vediamolo inseme e scopriamo perché è importante.

H – come “habits”
La prima lettera è la “H”, come “habits”, le abitudini. Come diceva Aristotele, crediamo molto che “siamo quello che facciamo ripetutamente”. E così, abbiamo scelto di iniziare dalle abitudini, dalle attività quotidiane che facciamo con continuità e che possiamo rendere alleate: creando routine di felicità® consapevoli e quotidiane, possiamo costruire e aumentare il benessere.
Lo riportano ormai molte ricerche: il fattore epigenetico ci permette di modificare la genetica, quindi quello che siamo. Lo dice l’OMS, lo riporta un bellissimo studio di Sonja Ljubomirsky, per cui le “azioni intenzionali” incidono per oltre il 40% sulla nostra felicità totale.
E – come “energy”
La seconda voce del modello è “energy”, ovvero energia. Per noi tutto è energia che si dispiega in modi diversi e su quattro livelli fondamentali, che sono: fisico, emozionale, mentale e spirituale.
Tutto il nostro lavoro raccolto in WeekUP e nel suo bellissimo manuale, sono rivolti proprio a scoprire i diversi livelli di energia, ad imparare ad aumentare la consapevolezza su di essi e ad apprendere strumenti e tecniche per gestirsi.
Cosa ci aiuta a regolare la nostra energia? Ci piace affidarci in particolar modo ad alcune tecniche, come la coerenza cardiaca – che ha enormi benefici sulla costruzione di una baseline emozionale migliore (la risposta che diamo agli stimoli dal punto di vista dell’amigdala) – ed il sistema dei Punti di Forza, che permette di entrare in uno stato di flusso e, quindi, di massimo engagement.
Quindi “energia”, per noi, è l’insieme delle forze che abbiamo a disposizione per portare avanti le nostre scelte e decisioni, così anche come le nostre pratiche: abbiamo bisogno delle giuste emozioni, quelle positive, e di una piena partecipazione (data dall’engagement).
A – come “awareness”
La consapevolezza, uno dei nostri temi principali e la divulgazione, che poi porta alla consapevolezza, uno dei nostri principali impegni quotidiani.
All’interno del modello e della formazione, la consapevolezza riguarda un profondo lavoro sul pensiero (critico e divergente) e le capacità di attenzione, allenabili anche con la meditazione. All’interno della consapevolezza ricadono anche i futures studies, l’attitudine a Pensare Futuro e l’attenzione alla mentalità ecosistemica, per il singolo e per le società. Pensare Futuro è anche il nome del progetto di certificazione a Genio Positivo® di Matteo.
Infine, una parte del lavoro sui propri bisogni, sui talenti da esprimere e sui Punti di Forza, ricade anche qui: abbiamo bisogno di “conoscere noi stessi”, come ricordava l’oracolo di Delfi, per poter vivere più pienamente.
R- come “relationships”
Le relazioni. In tutti i modelli scientifici sulla felicità che abbiamo incontrato, tornava l’elemento “relazioni”: che fosse dal più semplice interesse per le Blue Zones, dove si accentrano la maggior parte dei centenari; fino al modello PERMA di Seligman (dove la “R” sta proprio per “relationships“).
Poter godere di relazioni sane, di valore, capaci di darci stimoli, di essere presenti nei momenti di bisogno, di restituirci calore umano, apprezzamento, gratitudine, non ha paragone. Certo: possiamo sempre essere liberi di scegliere per un po’ di sana solitudine, ma è ottimale avere l’accesso a delle nutrienti relazioni, che siano personali, professionali, sociali.
T – come “thrive”
La parola “thrive” si traduce bene con “prosperità”, o anche con “fioritura”. Tutta la scienza della felicità, in definitiva, punta alla fioritura umana e così anche noi. D’altronde il termine “felice” ha etimo in “felix“, che significa “fertile” ed è questo, secondo noi, il senso più profondo della felicità: avere più energia, più possibilità, più fiducia in sé e nel mondo, più (e migliori) relazioni, più forza nel fare le cose, forza decisionale, di carattere, forza intesa come “leva”, cioè una strada scorrevole, gioiosa e da vivere in totale pienezza.
Per prosperare abbiamo bisogno anche di idee, di creatività, con cui affrontare la quotidianità là dove il solito modo, quello razionale, non funziona. Abbiamo bisogno di visione, di prospettive e di futuri, senza i quali il nostro “domani” potrebbe sembrare una copia sfumata dell’oggi o, addirittura, potrebbe “sparire”. Abbiamo bisogno di individuare uno scopo di vita, che aumenti il senso del vivere quotidiano, come ad esempio invitiamo a fare col video corso sullo scopo, attraverso la filosofia dell’Ikigai.
Il nostro modello è HEART, perché è nel cuore che crediamo.
Confronto con altri modelli famosi
Ci sono moltissimi altri modelli famosi della scienza della felicità. Ce ne sono alcuni che ci hanno conquistato, in particolar modo, per un loro fondamento scientifico o per una loro risonanza con nostri interessi.
Il modello PERMA di Seligman
È sicuramente uno dei più conosciuti e dei più validati scientificamente. Ogni lettera del modello fa riferimento ad un settore dove lavorare – in senso eudaimonico – per costruire la propria felicità: Positive Emotion, Engagement, Relationships, Meaning e Accomplishment.
Diversi temi tornano anche nel nostro modello: le relazioni, le emozioni, il senso.

Il modello delle Blue Zones
Un altro modello viene dalle ricerche di Dan Buettner sulle zone chiamate “Blue Zones”, lì dove c’è una grande concentrazione di centenari. La ricerca ha evidenziato come, in ognuna di queste zone, anche se distribuite un po’ qua e là nel mondo, ci sono abitudini simili: mangiare a chilometro zero e di stagione (cura dell’energia alimentare), unire il movimento fisico alle prassi quotidiane, frequentare persone, coltivando le relazioni, avere uno scopo nella vita.
Anche qui tornano le relazioni, la cura dell’energia e lo scopo di vita.
La teoria di Emily Esfahani Smith
Un modello affascinante, perché – a differenza di altri – aggiunge qualcosa di diverso. Il suo modello, che intitola “c’è altro, nella vita, piuttosto che essere felici” punta verso il sentimento di “pienezza di vita”, ovvero di quel “meaning” che indica il modello PERMA di Seligman e che noi abbiamo inserito in Thrive.
Secondo la Esfahani Smith, una vita piena di senso si realizza portando l’attenzione su: le relazioni, lo scopo di vita, il senso di trascendenza e le narrazioni che coltiviamo.
Ancora una volta tornano: il senso, le relazioni e lo scopo.
Conclusioni
La conclusione di questo articolo la lasciamo a chi lo legge: ci siamo impegnati a divulgare il nostro modello, dando uno scorcio sulle ricerche ed alcuni dei modelli più conosciuti (tralasciandone molti altri).
Forse il modo migliore per chiudere è aprendo, con una riflessione: cosa ti rende felice?
Puoi scriverlo nei commenti, se vuoi.