Le relazioni sono uno dei fondamenti della felicità. Lo riportano tutti i modelli scientifici sul benessere: imparare a riconoscere le relazioni migliori e a coltivare quelle di maggior valore è una delle attenzioni più importanti per coltivare la felicità. Ma non è sempre facile farlo. Ecco i benefici di sane relazioni e come coltivarle in modo semplice.
Non abbiamo ancora una risposta efficace alla domanda: “Cos’è la felicità?”, però negli ultimi 30 anni la scienza ha fornito sempre più modelli teorici che si avvicinano ad essere una risposta.
Quello che ci ha sempre colpito è che c’è un elemento che torna praticamente in tutti i modelli: sono le relazioni e la loro importanza su salute, benessere e felicità.
Cerchiamo di scoprire insieme qualcosa di più sulle relazioni e sulla loro importanza per ognuno di noi, per poterle poi coltivare con alcune semplici pratiche, possibili a chiunque.
Relazioni, benessere e felicità
Secondo gli psicologi Ed Diener e Marty Seligman le persone che riportano il maggior livello di felicità sono quelle che hanno più rapporti sociali. Le relazioni con gli altri sono una delle cinque colonne portanti del modello PERMA di Martin Seligman (dove la “R” sta proprio per “relationships”), di cui abbiamo già parlato nell’articolo sulla scienza della felicità.
Questa idea è stata confermata da un altro studio dello psicologo premio Nobel Danny Kahneman, il quale sostiene che non riservarsi del tempo da passare con gli altri ci fa sentire tristi. Addirittura, sentirsi soli fa tanto male alla salute quanto fumare 15 sigarette al giorno.
Relazioni e fiducia
Non sempre, però, è facile trovare qualcuno con cui relazionarsi. Magari mancano le occasioni per fare nuove conoscenze, oppure si è molto impegnati, non si trova il tempo nemmeno per stare insieme ai propri cari. Quando si è in giro si evitano le code e i luoghi affollati. Si ha paura quando uno sconosciuto ci rivolge la parola oppure siamo noi che non osiamo farlo.
Come spiegato nel precedente articolo sull’importanza della fiducia, per fare qualsiasi azione dobbiamo mettere in gioco una certa percentuale di fiducia, compreso relazionarsi con gli altri.
“Connettersi con gli altri aumenta la felicità, ma gli estranei nelle immediate vicinanze si ignorano regolarmente. Come mai? Due ragioni sembrano probabili: o la solitudine è un’esperienza più positiva rispetto all’interazione con estranei, oppure le persone fraintendono le conseguenze di connessioni sociali lontane” Epley, N., & Schroeder, J.
Interagire con gli altri, anche quando ci sono estranei, ci fa stare bene
Oggi giorno entrando in una sala d’aspetto o prendendo un qualsiasi mezzo di trasporto si noteranno solamente una serie di teste chine sul proprio dispositivo elettronico, che sia tablet, computer o smartphone. Spesso in questi contesti – e sempre più anche in altri – le persone fanno fatica a relazionarsi le une con le altre e magari preferiscono rivolgere la propria attenzione a dispositivi tecnologici.
Nick Epley, professore dell’Università di Chicago, ha deciso di esaminare l’esperienza dell’entrare in relazione con estranei attraverso un esperimento sui mezzi di trasporto.
Sono stati reclutati alcuni passeggeri che condividevano il tragitto per andare al lavoro e sono stati divisi in tre gruppi. Il professore ha chiesto ad ogni gruppo di comportarsi in modo diverso: il primo gruppo non doveva interagire con nessuno; il secondo doveva comportarsi come aveva sempre fatto, mentre al terzo gruppo veniva chiesto di provare a interagire.
Alla fine dell’esperimento, l’esperienza giudicata più bella è stata proprio quella del terzo gruppo, sia per chi per primo intavolava una conversazione, sia per chi ascoltava. Ma quando il professor Epley ha riportato i dati alla compagnia ferroviaria è rimasto sorpreso. Essi hanno preso una decisione che contraddiceva completamente la sua ricerca, ovvero, hanno deciso di mettere una carrozza apposta per non essere disturbati, una carrozza in cui interagire era vietato.

Relazioni e tecnologia
Cosa succede alle relazioni, quando sono filtrate da apparecchi tecnologici? La tecnologia viene spesso criticata e accusata di togliere il piacere di parlare faccia a faccia, ma nonostante le critiche non si riesce a farne a meno.
Quando si parla di tecnologia non si fa riferimento soltanto ai telefonini: tecnologico è tutto ciò che ottimizza procedure o facilita le nostre operazioni pratiche. Rientrano in questa definizione anche gli elettrodomestici, ad esempio. Si pensi alla lavatrice o al frigorifero: quanto tempo ci fanno risparmiare?
La tecnologia ha reso più semplice la nostra quotidianità, tuttavia lo ha fatto ad un prezzo: l’eliminazione di alcune noiose incombenze ha eliminato anche tutto ciò che gravitava loro intorno, compresa la collaborazione o il contatto con altri esseri umani (come riporta questa ricerca). La tecnologia, infatti, oggi permette di fare acquisti, cenare e fare molto altro, senza il bisogno di interagire con altri, ma questo ha avuto forti conseguenze anche sulle relazioni e sulla felicità.
Alcuni dati dalla pandemia, che ci ha portati a vivere maggiormente attraverso la tecnologia, dicono che sono aumentati i casi di solitudine, che hanno generato malessere e tristezza nelle persone.

“La felicità è reale solo quando è condivisa” Lev Tolstoj
Felicità è condivisione
Altro che solitudine: come ricorda la famosa frase di Tolsoj, per essere felici è importante condividere. Addirittura, la scienza dimostra che quando si vive un’esperienza straordinaria senza poter condividerla con nessuno ci si sente colpevoli. Condividere un’esperienza è talmente importante per gli esseri umani da cambiare la percezione dell’esperienza stessa.
In uno studio, lo psicologo Mike Tomasello e i suoi colleghi hanno portato genitori e bambini piccoli in laboratorio e messo in scena alcuni eventi. Ad esempio, veniva fatto apparire qualcosa sul muro e quando i bambini lo indicavano ai genitori veniva chiesto di fare finta di nulla. Successivamente, veniva detto ai genitori di accorgersi di queste indicazioni, ma comportandosi in modi differenti: alcuni guardavano il muro, altri sia il bambino che il muro, altri guardavano senza mostrare interesse. Tutte queste diverse esperienze hanno portato ad affermare che i bambini non volevano solamente che l’adulto guardasse nella direzione indicata, ma che guardasse insieme a loro con interesse e condividendo l’esperienza.
La presenza dell’altro modifica l’esperienza stessa
La psicologa e ricercatrice Erica Boothby ha cercato di dimostrare con uno studio quanto la condivisione con gli altri influenzi un’esperienza negativamente o positivamente.
L’esperimento è stato semplice: grazie ad una degustazione di cioccolato ha compreso che il cioccolato risultava più buono se l’esperienza di degustazione era svolta insieme ad altri. Pur assaggiando lo stesso tipo di cioccolato senza saperlo, i partecipanti allo studio affermavano che quello più buono era quello assaggiato mentre condividevano l’esperienza. Inoltre, se le persone assaggiavano un cioccolato non buono, tale tipo di cioccolato risultava ancora più cattivo se l’esperienza di degustazione veniva condivisa con altri. Infatti, anche le esperienze negative, se condivise, risultano peggiori. Ad esempio, gli scienziati della McGill University hanno visto che se si infila una mano in acqua fredda insieme ad altre persone il dolore viene amplificato. Tale esperienza fa nascere un legame tra le persone poiché esse stanno creando una sorta di trauma condiviso.

Come coltivare delle relazioni di valore
Vista l’importanza delle relazioni, viene da chiedersi come sia possibile coltivare delle relazioni sane, che ci permettano di avere quel “supporto sociale” che risulta essere fondamentale al nostro benessere, come riporta anche il World Happiness Report.
Dalle ricerche scientifiche sulla felicità sociale, ci arrivano anche diverse pratiche – fortunatamente anche molto semplici – per poter coltivare sane relazioni.
Ne presentiamo alcune in Vivi365, il nostro programma di un anno per trasformare la felicità in una abitudine quotidiana. In particolar modo insegniamo pratiche:
- di consapevolezza, per comprendere che relazioni viviamo e come le desideriamo;
- di gentilezza, generosità e gratitudine;
- per aumentare il numero e la qualità di relazioni;
- di comunicazione non-violenta, per rendere migliori anche le relazioni già esistenti.

La lettera di Gratitudine
Una delle pratiche più famose al mondo, per coltivare le relazioni attraverso la gratitudine. Ne parla Martin Seligman nel suo “Fai fiorire la tua vita“. L’esercizio è molto semplice: pensa ad una persona per te importante, per cui hai una reale gratitudine finora non espressa e… scrivile una lettera.
La lettera deve descrivere il momento per cui hai gratitudine e, naturalmente, deve esprimere la tua gratitudine (Seligman invita a farla di almeno 300 parole). A questo punto prendi un appuntamento con questa persona, raggiungila e…
Chiedile di ascoltarti, mentre le leggi la lettera.
Semplice, come anticipavamo, e potente allo stesso tempo, capace di generare una profonda emozione e commozione da vivere insieme. Un’emozione che avvicina e che rinsalda la relazione.
Gentilezza e Generosità
Altre due emozioni positive su cui è possibile lavorare per coltivare la socialità, sono le azioni gentili e di generosità. Trovi qui una breve risorsa scaricabile che abbiamo ideato attorno al mese di marzo / aprile, di seguito al World Happiness Report, che suggeriva nella generosità una possibile azione da fare per poter aumentare la felicità in Italia.
Comunicazione NonViolenta
La comunicazione NonViolenta è un metodo comunicativo incredibile, che ci aiuta anzitutto a fare consapevolezza su di noi, i nostri bisogni espressi (e non) nella comunicazione, per poi accompagnarci a costruire una comunicazione più chiara, di cuore e comprensibile, capace di arrivare all’altro senza forza.
Ideata da, ha avuto un enorme successo nel mondo.
Ti invitiamo a scoprirla in Vivi365, dove trovi:
- tutti i video per impararla in modo teorico;
- i video e gli documenti in pdf per fare esercizio e praticarla;
- gli approfondimenti guidati dalla nostra professionista.

Articolo scritto da Cristina Pozzi e Matteo Ficara
Da ricerche, spunti e approfondimenti portati avanti da Lara Lucaccioni