You only live once, ovvero “si vive una volta sola”, è questo lo slogan della YOLO economy, il nuovo mood che spinge migliaia di persone a lasciare il proprio lavoro, per cercare di costruirsi qualcosa che permetta loro di vivere un maggiore senso di realizzazione.
Nel modo di intendere il lavoro qualcosa è cambiato: si parla di Great Resignation, ovvero di un fenomeno di massa (e non più solo emergente, ormai) di milioni di persone che decidono di licenziarsi, di abbandonare il lavoro, e costruire qualcosa di nuovo, di proprio, che permetta loro di sentire maggiormente il senso di realizzazione.
Cosa spinge queste persone a prendere decisioni così coraggiose e perché questo accade proprio ora?
The Great Resignation
Il fenomeno mondiale delle “dimissioni”
“Great Resignation” è il nome che Ian Cook, in un bellissimo articolo su HBR (Harvard Business Review), ha dato al fenomeno che stiamo vivendo: dal 2020 al 2021 oltre il 20% in più di lavoratori in età tra i 30 ed i 45 anni, sta “dando le dimissioni” (resignation). Un fenomeno nuovo per diversi motivi: il primo è che, di norma, il turnover sul lavoro negli anni precedenti avveniva in fasce di età più alte (età pensionabile) o più basse (20-25 anni, età della ricerca di un lavoro fisso o di quello giusto); il secondo fatto è il numero di persone che sta andando in questa direzione: solo per l’America di parla di 4 milioni di persone che hanno lasciato il lavoro e di 10,9 milioni di aperture di nuove attività in luglio 2021.
Nello studio, Ian Cook indica tre possibili motivi principali per questi accadimenti: l’aumento dello smartworing, che può aver portato le società a cercare persone con una esperienza maggiore (evitando candidati di fascia media e quindi di media età); il blocco delle transizioni professionali dovuto alla pandemia ed infine molti lavoratori di questa fascia potrebbe essersi trovati in una condizione di insoddisfazione tale, che li ha spinti al cambiamento. Quindi motivi estrinseci (che partono da cause aziendali) ed intrinseci (motivazioni personali).
L’analisi di Cook è lucida e si fonda su un’osservazione di oltre 9 milioni di lavoratori in più di 4000 società. Quello che maggiormente ha attirato la nostra attenzione, lo si nota in un confronto col report 2020 (sul 2019): è evidente che son mutati i motivi per cui le persone lasciano il proprio lavoro: non più la ricerca di carriera come voce principale, ma la ricerca di maggiore benessere, senso di realizzazione, equilibrio tra vita e lavoro.

YOLO Economy
La sigla “YOLO” sta per ” You only live once”.
In poche parole (italiane): “si vive una volta sola”. Questo sembra essere l’inno di chi, oggi, decide di lasciare il lavoro. Potremmo pensare che sia una filosofia moderna, data dalla spinta alla riflessione che il blocco del Covid-19 ha portato all’improvviso nella nostra vita, ma in realtà fu ideato dal rapper americano Drake circa 10 anni fa e ripreso oggi data la sua affinità con quella sensazione data anche dal fenomeno della Great Resignation: la ricerca di maggiore felicità.
Quello che mancava: senso di realizzazione e contributo.
Agli inizi del 2020 siamo stati sopresi dalla pandemia di Covid-19. Certo, con una buona visione del futuro questo non sarebbe dovuto capitare, eppure è stato così. Chiusure forzate, panico, supermercati vuoti, misure d’emergenza. In pochi istanti ci siamo trovati chiusi in casa, lontani dal lavoro, dalle relazioni e dalla nostra vita di routine. Sono state prese misure d’emergenza – come l’accelerazione verso un qualche tipo di lavoro in digitale, misto tra smartworking, homeworking e telelavoro – che ci hanno portati a fermarci e pensare.
Abbiamo avuto la possibilità di fare epoché (mettere tra parentesi) la nostra vita, come se avessimo avuto il tasto pausa tipico di un film o di un videogioco. In molti hanno fatto il punto della propria vita e si sono accorti che c’era qualcosa che non andava: mancava la felicità, intesa come pienezza del vivere, senso di realizzazione e contributo al mondo.
Il lavoro alienato[…] il lavoro non è cosa sua ma di un altro; che non gli appartiene, e in esso egli non appartiene a sé, bensì a un altro.[…] Il risultato è che l’uomo (il lavoratore) si sente libero ormai soltanto nelle sue funzioni bestiali, nel mangiare, nel bere, nel generare, tutt’al più nell’avere una casa, nella sua cura corporale etc., e che nelle sue funsioni umane si sente solo più una bestia. Il bestiale diventa l’umano e l’umano il bestiale. Il mangiare, il bere, il generare etc., sono in effetti anche schiette funzioni umane, ma sono bestiali nell’astrazione che le separa dal restante cerchio dell’umana attività e ne fa degli scopi ultimi e unici. – Carl Marx
Numeri dal mondo del lavoro (mondo – Italia).
Insomma, che si sia forse arrivati ad una condizione di esasperazione del “lavoro alienato” di cui parlava il filosofo Carl Marx? Di certo quello che possiamo osservare è che nel mondo del lavoro si vive un forte disagio:
- il 41% di lavoratori nel mondo sta valutando di lasciare il proprio datore di lavoro (in Italia il 34%);
- sono il 46% i lavoratori nel mondo che potrebbero trasferirsi già in corso d’anno, per lavorare da remoto (in Italia è il 38%);
- in Italia, il 68% dei lavoratori si sente sovraccarico di lavoro;
- in Italia, il 24% dei lavoratori crede che non ci sia rispetto del work-life balance;
- il 42% si sente esaurito.


Altri dati arrivano anche da Wall Street Italia:
Lo scorso ottobre, in un’analisi pubblicata su La Voce info, Francesco Armillei, assistente di ricerca presso la London School of Economics e membro del think-tank Tortuga, ha calcolato tra aprile e giugno 2021, 484 mila dimissioni su un totale di 2,5 milioni di cessazioni. Si parla di un +37% sul primo trimestre del 2021, +85% sul 2020 e +10% sul 2019.
Un fenomeno successivamente confermato dai dati del Ministero del Lavoro che, in un’analisi per il periodo che va dal 1 aprile al 10 novembre, ha comunicato che le dimissioni volontarie sono pari a 1.195.875 , con un aumento del 23,2% rispetto al medesimo periodo del 2019
Speranza, Coraggio e Tecnologia al servizio del Benessere.
Parlare di YOLO Economy significa parlare di un aumento di consapevolezza del malessere che si vive al lavoro (e che poi spesso si trascina in ogni ambiente della vita) e desiderare maggiore benessere per sé, per gli altri e per il mondo. Significa avere il coraggio (ne esistono diversi tipi, li ha descritti Matteo Ficara nel suo sito) di ammettere quello che non va e di fare un salto di profondo cambiamento, significa avere fiducia nel futuro, nelle proprie aspirazioni, nelle reti di persone e nella tecnologia, che sta permettendo sempre di più, con meno sforzo.
Speranza e Coraggio sono anche due dei 24 Punti di Forza del sistema VIA Character che insegniamo e che usiamo per aiutare ad individuare ed esprimere il proprio potenziale, aumentando il benessere e la propria consapevolezza: happinessforfuture.it/prodotto/punti-di-forza

La soddisfazione sul lavoro
Quando parliamo di “desiderio di cambiare vita”, lateralmente parliamo anche di “soddisfazione sul lavoro”. Quali sono i numeri, in Italia, della soddisfazione sul lavoro? Sembra non ci siano grandi cambiamenti dal 2015 ad oggi e tendenzialmente le persone sono abbastanza soddisfatte (60%): http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=24142#
Nel mondo, invece, l’engagement sul lavoro è uno dei grandi problemi, una delle cause di quella che viene chiamata “infelicità sul lavoro”:

La ricerca di un motivo o di uno scopo
YOLO significa vivere pienamente la vita.
Quello che scopriamo con la YOLO Economy è un aumentato interesse per la felicità, intesa in senso eudaimonico, come il vivere più pienamente la propria vita, aumentando il work-life balance ed il benessere, possibilmente anche individuando uno scopo da perseguire, che ci permette di essere di contributo per un cambiamento positivo della nostra realtà, della società, del mondo.
Come muoversi, cosa fare. Tre suggerimenti.
Quando ci troviamo lì, sul confine tra la realtà che conosciamo e che genera in noi del malessere, e la possibilità di iniziare qualcosa di nuovo, cadiamo in una “paralysis of analysis” in cui possiamo stare per lungo tempo, se non sappiamo come agire. Ecco alcuni suggerimenti utili in un momento come questo:
- trova uno scopo.
Chi vuole cambiare lavoro vuole stare meglio e, a volte, anche dare il proprio contributo. Per poterlo fare non aiuta cercare tra le skills, i talenti e le competenze, non serve sapere “cosa vogliamo fare” e né “cosa sappiamo fare”: è necessario sapere “perché“. Lo scopo è la visione del mondo migliore che vogliamo vedere realizzato. Conoscere il proprio scopo, definirlo ed agire nella sua direzione ogni giorno, è motivo di benessere per le persone che lo conoscono e che lo perseguono, come svela anche la ricerca sulle Blue Zones.
. - individua il tuo purpose ed il contributo.
Quando hai chiara l’idea del mondo come lo vorresti, inizia a definire cosa farai tu per realizzarlo: definisci il tuo proposito e poi il contributo che puoi portare. Un buon esempio di Purpose? Quello di Tony’s Chocolonely: “100% slave free the norm in chocolate” (rendere la produzione del cioccolato al 100% libera da lavoro minorile). Lo scopo a cui pensano, probabilmente, è quello di un mondo più felice e si propongono di lavorarci riducendo lo sfruttamento minorile nella produzione del cioccolato. Il loro contributo? Produrre senza lavoro minorile ed agire nel mondo per limitarla ed eliminarla.
. - preparati: evita di saltare nel vuoto
A questo punto hai uno scopo possibile, ancora da testare sul campo; hai capito in che modo puoi e vuoi portare un contributo nel mondo e… potrebbe capitarti di farti rapire dall’entusiasmo. Evita di fare un salto nel vuoto: raramente porta a qualcosa. Per poter ottenere dei buoni risultati, invece, la strada è sempre una: prepararsi bene. A questo punto che sai verso cosa vuoi muoverti, devi scoprire con dettaglio cosa fare, passando dalle idee alle azioni, e poi scoprire come farlo.
. - il tempo che serve, con intelligenza.
Quando sai cosa fare e come farlo, si tratta infine di agire. Mettere energia quotidiana, fare, fare, fare. Se hai una buona idea, sai come agire, anche in senso tecnico-pratico (o hai chi ti aiuta), hai bisogno di impegno. Ma con intelligenza: troppo spesso si parte iper-motivati e poi ci si ritrova con una nuova vita lavorativa che non parte… chiedi un aiuto da esperti, valuta. Ed eventualmente: abbi il coraggio di “abbandonare la nave” e ricominciare ancora.

Ogni viaggio…
Ogni viaggio inizia con un piccolo passo. Ogni cambiamento, trasformazione ed evoluzione nascono dal momento in cui hai il coraggio di accorgerti di quello che non va e di quello che desideri. Tutto parte dalla consapevolezza, quindi. Ma poi hai bisogno di conoscere le giuste pratiche da compiere, per concretizzare in modo semplice ed affidabile quel cambiamento.
E se cerchi il tuo scopo, prova con l’Ikigai: dalla filosofia giapponese, il videocorso con oltre 40 domande (in 30 brevi e semplici video con esercizi) a cui rispondere, per trovare il tuo “motivo di vita”: https://happinessforfuture.it/prodotto/ikigai/
Se invece quello di cui hai bisogno è un sostegno per le tue prassi quotidiane ed un aumento della tua energia, ecco alcune pratiche e percorsi che possono aiutarti:

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